Ammiro i Testimoni di Geova ma… preferisco restare cattolico e approfondire la mia fede.

Uno di questi ultimi venerdì, mentre mi recavo a pranzo – come ogni giorno durante la settimana – in canonica, con i confratelli di Sandrigo, ho visto una scena che mi ha fatto molto riflettere.
C’era dunque, nei pressi della “cesoeta”, accanto agli altri del mercato, un banchettino tutto pieno di fascicoletti, pubblicazioni e libri vari.
E anche un avviso per attirare i passanti: tutto gratis!
Eppure, là, non si vedeva alcun acquirente.
Al contrario, le brave massaie si accalcavano al banco del pesce, degli indumenti e degli ortaggi.
Io stesso, che quando vedo carta stampata mi sento come attratto da una forza strana, mi affrettavo al luogo del convegno ecclesiastico, dove non si ammettono – giustamente – ritardi colpevoli.
Compresi subito, però, di che si trattava: era materiale informativo dei Testimoni di Geova.
Perché la gente non si avvicinava?
Disinteresse, necessità di rientrare subito a casa, o forse un po’ di timore di confrontarsi?
Probabilmente un po’ di tutto questo: fatto sta che, quando noi cattolici siamo interrogati da chi la pensa diversamente in materia … ah! Casca il palco!
Non sappiamo più come cavarcela con la Bibbia e ce la svigniamo con un: “io faccio quello che mi hanno insegnato i miei vecchi … non ho voglia di cambiare religione”.
Sono il primo a dire che è preferibile, tutto sommato, restare cattolici.
Ma dobbiamo anche onestamente riconoscere che la nostra pigrizia mentale in fatto di formazione religiosa (e forse anche culturale in genere), non ci fa onore per niente.
E così, mentre le piazze si riempiono quando c’è da mangiare, i luoghi di elevazione della mente e dello spirito spesso rimangono deserti o poco frequentati.
Come comunità cristiana cerchiamo di fare tutto quello che dipende da noi per garantire occasioni e strumenti di approfondimento della fede del nostro Battesimo.
In questo senso una delle principali attività della Parrocchia è la catechesi, che anche dal punto di vista etimologico significa proprio “far risuonare” (si avverte infatti la radice “eco”) interiormente la Parola di Dio, approfondirla, cioè, nel solco della Tradizione della Chiesa e del Magistero dei Pastori.
Mi sono incontrato con alcuni di voi giovedì 22 u.s., proprio per programmare l’attività catechistica per i fanciulli e i ragazzi nel corso del nuovo anno pastorale appena iniziato.
Eravamo solo in quattro, ma spero che qualche altro/a non ci lascino soli nell’annuncio del Vangelo ai più giovani.
Non dobbiamo lasciarci scoraggiare dai vari problemi che potrebbero insorgere ma, consapevoli che abbiamo un patrimonio straordinario (le cose di Dio!) a disposizione, affidarci con serenità al Signore che non mancherà di darci la forza e la luce necessari.
Non mi trovo certo d’accordo con i testimoni di Geova, ma – ve lo dico con franchezza – non posso che ammirare la loro costanza nel diffondere le idee che hanno.
Magari, noi cattolici, avessimo anche una minima parte della loro “grinta” e della loro “faccia tosta” nell’andare di porta in porta ad annunciare il Vangelo.
Allora, cari amici adulti, da amico, fratello e pastore, permettete che vi ricordi l’impegno non solo di “mandare” i vostri figli a Messa e “a Dottrina” (come si usava dire una volta), ma anche di trovare per voi stessi tempi e occasioni per coltivarvi e crescere nella conoscenza della Verità e magari – come catechisti – di annunciarla ai ragazzi.
State certi che, un giorno, questo tempo che qualcuno può ritenere “inutile” o “perso” vi servirà più delle pedate a un pallone, la serata davanti al televisore, la mangiata all’aperto.
Ci vogliono anche queste cose, evidentemente.
Anch’io le pratico (tranne il football) e ne gioisco, quando mi capita.
Ma c’è di più e di meglio.
Proviamo a cercarlo insieme.