Visita di Mons. Vescovo ad Ancignano: il discorso ai fedeli

Pubblichiamo il discorso tenuto ai fedeli in occasione dell’incontro avvenuto domenica 7 ottobre scorso, e la Lettera Pastorale alla Diocesi per l’anno 2018-2019. Di seguito anche alcune foto a testimonianza dell’evento.

Il coordinamento dei fedeli del gruppo stabile in Diocesi di Vicenza coglie l’occasione per invitare i fedeli a scrivere al Vescovo per comunicargli per iscritto, come da egli richiesto, le proprie considerazioni, riflessioni e richieste. Le lettere saranno raccolte in un apposito contenitore che sarà predisposto in chiesa fino a domenica 11 novembre, dopodiché si provvederà a farle recapitare a Mons. Pizziol.


Mons. Pizziol con don Joseph Kramer, sacerdote della FSSP, incaricato per le celebrazioni fino a dicembre.

Carissimi don Giovanni e padre Joseph, cari fedeli.

Questa sera sono venuto qui ad Ancignano per esprimere tutta la mia preoccupazione di vescovo circa la comunità che celebra secondo il Rito straordinario, il Rito “Romano Antico”.

Inizierei riprendendo (e commentando brevemente durante la lettura) alcune importanti espressioni della Lettera Apostolica motu proprio data di Papa Benedetto XVI, Summorum Pontificum con la quale il Santo Padre, dal 7 luglio 2007, ha dato la possibilità — a determinate condizioni — di celebrare la Santa Messa con il Messale di Giovanni XXIII del 1962.

«I Sommi Pontefici fino ai nostri giorni ebbero costantemente cura che la Chiesa di Cristo offrisse alla Divina Maestà un culto degno, “a lode e gloria del Suo nome” ed “ad utilità di tutta la sua Santa Chiesa” (…). Nei tempi più recenti, il Concilio Vaticano II espresse il desiderio che la dovuta rispettosa riverenza nei confronti del culto divino venisse ancora rinnovata e fosse adattata alle necessità della nostra età. Mosso da questo desiderio, il nostro Predecessore, il Sommo Pontefice Paolo VI, nel 1970 per la Chiesa latina approvò i libri liturgici riformati e in parte rinnovati. Essi, tradotti nelle varie lingue del mondo, di buon grado furono accolti da Vescovi, sacerdoti e fedeli. Giovanni Paolo II rivide la terza edizione tipica del Messale Romano (…).

Ma in talune regioni non pochi fedeli aderirono e continuano ad aderire con tanto amore ed affetto alle antecedenti forme liturgiche, le quali avevano imbevuto così profondamente la loro cultura e il loro spirito, che il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, mosso dalla cura pastorale nei confronti di questi fedeli, nell’anno 1984 con lo speciale indulto “Quattuor abhinc annos”, emesso dalla Congregazione per il Culto Divino, concesse la facoltà di usare il Messale Romano edito dal B. Giovanni XXIII nell’anno 1962; nell’anno 1988 poi Giovanni Paolo II di nuovo con la Lettera Apostolica “Ecclesia Dei”, data in forma di Motu proprio, esortò i Vescovi ad usare largamente e generosamente tale facoltà in favore di tutti i fedeli che lo richiedessero.

A seguito delle insistenti preghiere di questi fedeli, a lungo soppesate già dal Nostro Predecessore Giovanni Paolo II, e dopo aver ascoltato Noi stessi i Padri Cardinali nel Concistoro tenuto il 22 marzo 2006, avendo riflettuto approfonditamente su ogni aspetto della questione, dopo aver invocato lo Spirito Santo e contando sull’aiuto di Dio, con la presente Lettera Apostolica stabiliamo quanto segue: Il Messale Romano promulgato da Paolo VI è la espressione ordinaria della “lex orandi” (“legge della preghiera’) della Chiesa cattolica di rito latino. Tuttavia il Messale Romano promulgato da S. Pio V e nuovamente edito dal B. Giovanni XXIII deve venir considerato come espressione straordinaria della stessa “lex orandi” e deve essere tenuto nel debito onore per il suo uso venerabile e antico. Queste due espressioni della “lex orandi” della Chiesa non porteranno in alcun modo a una divisione nella “lex credendi” (“legge della fede’) della Chiesa; sono infatti due usi dell’unico rito romano».

Il testo, chiaro nella sua forma e preciso nella sostanza, ci dà indicazioni preziosissime affinché il vostro ritrovarvi qui, alla Domenica, nel giorno del Signore e della Chiesa, possa dare quei frutti spirituali che tanto fanno del bene alla fede personale e comunitaria. Mai dobbiamo dimenticare — come ha ben scritto il Santo Padre Benedetto XVI poco sopra — che il culto da offrire a Cristo è «a utilità di tutta la sua Santa Chiesa». Di tutta, non di una sua parte. Se ricordate, a conclusione della Santa Messa a cui ho assistito durante la Visita Pastorale, vi ho lasciato queste parole: “la comunione è più importante del rito”. Proprio da ciò nasce la preoccupazione di cui vi dicevo all’inizio.

In questi ultimi due anni e mezzo dalla morte del caro don Pierangelo Rigon (17 febbraio 2016), ho avuto delle testimonianze oggettive di mancanza di comunione, segni che minacciano quell’unità, seppur nella diversità, che deve splendere all’interno dell’unica Chiesa di Cristo. Per questo, invito ognuno di voi a rispondere — nel segreto della propria coscienza — ad alcune domande che possono aiutarci tutti a verificare lo stile del nostro trovarci insieme a celebrare il Sacrificio di Gesù e memoriale della Sua Pasqua.

Nutro rispetto e venerazione verso l’attuale Successore di Pietro, il Papa Francesco, e verso il Pastore di questa Chiesa diocesana, il vescovo Beniamino? Sento e percepisco che il riferimento e il principio di unità della comunità che celebra secondo il Rito Romano Antico è il parroco dell’Unità Pastorale di Sandrigo in cui è inserita? Conosco la proposta pastorale della diocesi e cerco di accoglierla e di viverla in questa particolare comunità, così da sentirmi in unione a tutta la Chiesa diocesana di cui faccio parte? Partecipo alle principali celebrazioni diocesane presiedute dal vescovo?

Queste che vi ho appena espresso sono questioni, per così dire, capitali perché sono essenziali a quella visione di Chiesa che il Concilio Ecumenico Vaticano II ci ha consegnato e strada maestra sulla quale tutti dobbiamo camminare, popolo e pastori insieme. Il gruppo stabile di fedeli che si ritrova qui alla Domenica (e ringraziamo il Signore che è abbastanza numeroso e devoto) non è una Chiesa a sé stante, non è una “Chiesa nella Chiesa”, ma fa parte dell’unica Chiesa Cattolica. Per questo Papa Benedetto — e con lui il Santo Padre Francesco — ribadisce che è concesso celebrare secondo un Rito diverso ma per il quale la fede è la stessa e stessi sono pure i principi di unità che la caratterizzano: il Papa (Francesco), il vescovo (Beniamino) e, a livello parrocchiale, il parroco (don Giovanni). Su questo è illuminante citare ancora Summorum Pontificum: «Nelle parrocchie, in cui esiste stabilmente un gruppo di fedeli aderenti alla precedente tradizione liturgica, il parroco accolga volentieri le loro richieste per la celebrazione della Santa Messa secondo il rito del Messale Romano edito nel 1962. Provveda a che il bene di questi fedeli si armonizzi con la cura pastorale ordinaria della parrocchia, sotto la guida del Vescovo a norma del can. 392, evitando la discordia e favorendo l’unità di tutta la Chiesa». E — a proposito del sacerdote celebrante —continua affermando che «I sacerdoti che usano il Messale del B. Giovanni XXIII devono essere idonei e non giuridicamente impediti».

Arriviamo ora ad alcune indicazioni concrete che è bene ribadire.

La persona a cui dovete fare riferimento è il parroco don Giovanni Sandonà. Fino a dicembre, poi, il sacerdote che presiederà le Sante Messe sarà padre Joseph Kramer, appartenente alla Fraternità di San Pietro, il quale pure farà da riferimento per questioni varie che possono insorgere a don Giovanni.

L’Associazione “Monsignor Ferdinando Rodolfi” è di carattere civile e non canonico, quindi non ha alcun riferimento con la diocesi di Vicenza, seppur sia una sorta di strumento utile per perseguire i fini di questa comunità di persone che si ritrova a celebrare con il Rito straordinario.

E bene che i fedeli e chi coordina questo gruppo stabile sia conosciuto dal sacerdote che segue questa comunità, padre Joseph, e anche dal parroco don Giovanni, così da permettere quel clima familiare, disteso, sereno che dovrebbe avere qualsiasi parrocchia e assemblea celebrante. Per tenere le fila tra voi e la diocesi, pongo pure un “segno”: darò a padre Joseph e a don Giovanni la Lettera Pastorale di questo nuovo anno, affinché la facciano conoscere a voi e voi vi impegnate a conoscerla e — secondo le possibilità che ci sono qui — ad attuarla.

Da ultimo, visto che non desidero aprire un dibattito qui, in chiesa, vi chiedo di farmi avere — attraverso don Giovanni o padre Joseph — le vostre considerazioni e le vostre riflessioni in merito a quanto vi ho detto oggi e anche le vostre richieste a partire da quanto vi ho comunicato. Verso le prime due settimane di dicembre, incontrerò il parroco assieme a padre Joseph per fare il punto della situazione.

Vi ringrazio dell’attenzione, e mentre vi chiedo di pregare per me, vi assicuro la mia preghiera e vi benedico di cuore.

+ Beniamino Pizziol

Vescovo di Vicenza

 

thumbnail of 2018-10-07 Discorso ai fedeli di Mons. Vescovo

 

Lettera Pastorale Vescovo Pizziol 2018-2019